Massimo Carraro Rete Cowo

Se Bruno Barbieri facesse “4 Coworking”.

[Dalla newsletter personale del nostro fondatore]

E se applicassimo il format di “4 hotel” agli spazi di Coworking?

Lo confesso: mi piacerebbe proprio fare il Bruno Barbieri della situazione!

Scrivo di venerdì tardo pomeriggio, la settimana di lavoro sfuma, lasciamo spazio alla fantasia, che ne dite?

CowoMax agosto

Anche perché – come sempre – quando si lavora di fantasia, entra in campo il fattore che fa la differenza sempre, cioè la creatività.

E allora, dai, giochiamo a “4 Coworking”, ma seriamente, però! Perché, come ci insegnano i bambini, il gioco è attività serissima.

Prendiamo dalla trasmissione di Barbieri i criteri di giudizio:

  1. Location ✅
  2. Camera -> Nel Coworking: postazione di lavoro ✅
  3. Servizi ✅
  4. Prezzo ✅
  5. Colazione -> Nel Coworking: Relazione ✅

Ci piace? Ci piace. Partiamo.

LOCATION

Qui si apre un mondo… è il caso di dirlo 🙂

Perché, come noi di Cowo abbiamo appreso in 17 anni di lavoro, il Coworking non ha location ideale, bensì ha progetti validi, che sanno dialogare con un territorio.

Quartiere di una grande città? Ci sta.

Piccolo centro dove di conoscono tutti? Ci sta.

Città di medie dimensioni, con persone del post e non? Ci sta, ci sta sempre.

La Location è uno dei fattori, a mio avviso, meno compresi della nostra attività.

C’è chi pensa che il Coworking funzioni solo nelle metropoli, c’è chi ritiene indispensabile la zona centrale, c’è chi pensa a star vicino a bar e ristoranti…

Poi, per fortuna, c’è chi capisce che il territorio è anche funzione di quel che ci fai tu, quindi procede ad aprire spazi di Coworking che qualificano e migliorano un pezzo di città, di paese, di quartiere.

Sono questi i Coworking che interpretano correttamente il concetto di “location”: quelli che si prendono la briga, il coraggio, l’energia di dire:

Sai che c’è? Io qui ci faccio un Coworking.

Non voglio dire con questo che non bisogna essere accorti e consapevoli di dove sia più opportuno aprire, però lasciatemi dire che ci sono molti casi dove l’ossessione per la location perfetta annebbia la visione d’insieme.

Quindi, se io fossi Bruno Barbieri che invece degli hotel visita i Coworking, valuterei la location in base a come si pone sul territorio, più che dove si trova.

  • sviluppa relazioni con il quartiere?
  • è un punto di riferimento che sa farsi conoscere/apprezzare?
  • promuove la propria presenza geolocalizzata, online e offline?

POSTAZIONE DI LAVORO

Sia che mi accomodi su un hot desk, sia che abbia a disposizione una suite professionale, io – fossi in Barbieri versione Coworking – mi focalizzerei su tutto ciò che mi supporta nello svolgimento del mio lavoro.

Quindi, partendo dalle basi (quante volte sono trascurate…):

  • seduta corretta, ergonomica (no sedie da bar, no sgabelli, no panche ecc)
  • piano di lavoro adeguatamente ampio
  • possibilità di riporre laptop/documenti magari con serratura
  • luce adeguata, sia generale sia sul piano di lavoro
  • livello di rumore contenuto, eventualmente presenza di pannelli fonoassorbenti
  • (se in open space) distanza adeguata tra una postazione e l’altra
  • connessione stabile e performante

Sembrano cose scontate?

In effetti lo sono, ma non per questo sono applicate…

Trovo fuori luogo e anche un po’ ingenuo proporre a dei professionisti soluzioni che assomigliano più a qualche specie di “bar con wifi” che non a un luogo di lavoro.

SERVIZI

Chi mi conosce sa che personalmente ritengo il servizio del Coworking qualcosa che ha nel suo DNA una buona dose di spartanità.

Da non intendersi in senso riduttivo o punitivo, bensì nel senso di una sana concretezza.

Le risorse sono preziose, il Coworking, così come tante altre cose, ha un pregio meraviglioso: quello di mettere in comune risorse (spazi, servizi) così che più soggetti ne possano beneficiare.

Questo tipo di filosofia, secondo il Bruno Barbieri che è in me, dovrebbe emergere dalla proposta di servizi.

Quindi, certi eccessi per cui il gigante d’argilla WeWork era famoso… li lascerei alle cronache finanziarie e alle pagine Instagram, per focalizzarmi su:

  • possibilità di utilizzare sale meeting/formazione
  • possibilità di conservare cibi e bevande, e consumarli
  • possibilità di usufruire di cabine insonorizzate per le call
  • possibilità di avere spazi storage, piccoli e grandi
  • articolazione dell’offerta e flessibilità della stessa: magari da una scrivania voglio passare a un ufficio; magari mi serve un’aula una volta al mese ecc.
  • listino prezzi con scontistica
  • assenza di vincoli temporali (permanenza minima) od economici

Questi i criteri del mio giudizio sui servizi, in questo gioco di ruolo che ci siamo inventati.

PREZZO

Credo che molto si capisca di un Coworking dal listino prezzi.

Innanzitutto – essendo il Coworking un’attività improntata alla sostenibilità – serve un livello accessibile.

Non dico che tutti i servizi debbano essere offerti a prezzi stracciati, ma che va tenuta aperta una porta verso chi, per motivi anagrafici o di carriera, si trova in una fase iniziale.

Quando ho portato il Coworking in Italia, nel 2008, sono stato affascinato dall’importanza che questa opportunità poteva avere (e di fatto ha avuto, ed ha tuttora) nei confronti di

  • startup
  • giovani
  • nuove iniziative
  • progetti sperimentali

tutte realtà in cui… il capitale creativo era di gran lunga superiore al capitale economico.

Questo tipo di valore, ampiamente snobbato dai soggetti più business-oriented del nostro settore, è invece centrale, nello sviluppo del Coworking e di cià che lo rende interessante, cioè la community.

Sono il primo a dire che senza sostenibilità economica non si va avanti, ma gli atteggiamenti troppo speculativi tradiscono la vocazione del Coworking: semplicemente non attraggono gli utilizzatori e tantomeno li fidelizzano.

In altre parole, se spremi all’inverosimile chi usa il tuo Coworking, stai certo che appena può se ne va.

Se invece dai valore alla presenza di ognuno, agevolandone in modo indiretto il lavoro (leggi: contenendo i prezzi del servizio), avrai presto una community di persone motivate, che testimonieranno la validità del tuo Coworking (vedi alle voci passaparola, online reputation, recensioni).

RELAZIONE

Siamo arrivati al punto chiave, il criterio che a mio parere ha più peso nel complesso della valutazione.

Perché diciamocelo: se non c’è relazione non c’è neanche il Coworking.

C’è un bel business center, c’è un servizio di ufficio flessibile, c’è quello che volete, ma la sola cosa che rende un Coworking degno di questo nome è la possibilità di stabilire una relazione di valore, che può anche essere apparentemente minimale come un caffè bevuto insieme in silenzio.

E qui come farebbe, Bruno-il-coworker a valutare questo specifico punto?

Interessante… secondo me l’unica sarebbe quella di chiedere la possibilità di una giornata gratuita, per provare l’effetto che fa, come diceva quella canzone.

(E già la possibiltià di fare una giornata gratuita, è una indicazione importante di apertura e disponibilità, da non trascurare).

Last but not least: funzione di una buona capacità relazionale e di netorking sono anche le recensioni… una forma di espressione del gradimento che ha sempre il suo fondamento.

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Grazie di avermi letto e alla prossima newsletter.

Buon Coworking e buona fortuna 🍀

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