I Coworking sono tutti uguali? Come i chiodi?
[Dalla newsletter personale del nostro fondatore]
No, non sono impazzito.
Avete presente quei prodotti senza caratteristiche distintive, senza riconoscibilità di marca, come i chiodi, i gessetti da lavagna, gli elastici per i capelli…
…per alcuni, è così anche il servizio di Coworking.
A me basta una connessione che funziona, un Coworking vale l’altro!
Una scrivania è una scrivania, chissenefrega del Coworking…
Cosa vuoi che cambi, tra uno spazio e l’altro, a me interessa solo il prezzo
Frasi che capita di sentire, che descrivono il Coworking come servizio “standard”, banale, qualunque.
Quando mi confronto con questo modi di pensare – dopo 17 anni che lavoro sul Coworking – provo a immedesimarmi.
Certo: una connessione internet è una connessione internet.
Una scrivania, un ufficio… sono tutte cose apparentemente indifferenziate, esattamente come un chiodo, o una gomma da cancellare, o un laccio da scarpe.
Lacci da scarpe: uno vale l’altro!
E il Coworking? Stessa cosa, no?
No.

Coworking: dove finisce il servizio banalmente indifferenziato e dove inizia invece l’esperienza esclusiva, distintiva, da amare e raccomandare agli amici?
Una gran bella domanda…
Mentre la formulo, mi vengono in mente due tipi di Coworking space.
Il Coworking-qualunque da un lato, e dall’altro il Coworking dove tutti noi desideriamo lavorare: un po’ speciale, di buon livello, ben gestito e ben frequentato, il tipo di posto dove vai volentieri al mattino.
Guardiamo attentamente alle due situazioni (e chi ha esperienze dirette potrà eventualmente immedesimarsi).
Disclaimer: ogni riferimento a Coworking realmente esistenti, fatti realmente accaduti, gestori di spazio apparentemente riconoscibili, è del tutto casuale, o forse no 😇
Entriamo al Coworking qualunque, quello che uno vale l’altro
Eccoci: un po’ titubanti, siamo all’ingresso dello spazio (ancora non sappiamo se si tratta del tipo “laccio da scarpe” o del tipo “figo”; purtroppo scopriremo in fretta che non è il secondo).
Che tipo di accoglienza troviamo?
Nessuna accoglienza.
Se abbiamo prenotato, ci mostrano il posto e ci consegnano un foglio con la password.
Se non abbiamo prenotato, qualcuno svogliatamente ci spiega dove possiamo metterci.
Non è raro dover attendere.
In ogni caso, la giornata lavorativa comincia su una nota un po’ così, ci sediamo, accendiamo il nostro computer guardandoci intorno e chiedendoci se abbiamo scelto bene.
Intorno a noi, le facce sono come la nostra, o peggio: spaesate o indifferenti.
Interazione zero.
Ispirazione dallo spazio: zero.
Stimoli dalla community, anche solo un sorriso: zero.
Beh, che vuol dire, sono qui per lavorare, lavoriamo!
Certo che se l’accoglienza fosse stata più simpatica, anche il mio lavoro mi sembrerebbe più simpatico. Pazienza!
Entriamo in un Coworking che sa farsi notare (e ricordare)
Arriviamo già più sicuri di noi stessi, in quanto abbiamo ricevuto una mail, scritta in modo accurato, che ci spiegava con precisione indirizzo, modalità di accesso e chi avremmo trovato ad accoglierci, con nome, cognome e numero di cellulare per gli imprevisti.
E un orario.
Sì, perché le persone si ricevono come si deve, e per ricevere una persona come si deve la si attende con un appuntamento dedicato.
All’incontro di benvenuto ci sentiamo importanti: ci fanno accomodare e ci chiedono se gradiamo un caffè. Però!
Il caffè lo gustiamo in compagnia: questa simpatica persona che ci ha accolto lo beve con noi, e nel mentre ci racconta il Coworking.
Come “racconta il Coworking”?
Non era una roba qualsiasi, il Coworking, come un chiodo, una busta di plastica, un elastico per capelli… insomma ci siamo capiti?
No, non ci siamo capiti, perché se ritieni il Coworking alla stregua di qualcosa di totalmente anonimo e indifferenziato non hai mai fatto l’esperienza di un Coworking degno di questo nome.
Forse hai pagato l’utilizzo di un posto e di una connessione per un certo tempo e nulla più.
Perché il Coworking che frequenti volentieri è senz’altro un progetto che ha un racconto per te, e come tale può essere anche in grado di ispirarti…
- Che cosa c’era qui prima del Coworking?
- Per quali percorsi della vita chi ti ti presenta lo spazio oggi gestisce un Coworking?
- Chi lavora qui? Chi ci ha lavorato? Quali sono le professionalità presenti?
- Qualcuno fa un lavoro attinente al mio?
- Cosa offre il quartiere, dove si mangia bene qui intorno, si può fare una passeggiata e vedere qualcosa di interessante?
Potrei andare avanti, ma penso di aver reso l’idea.
Un Coworking interessante è un Coworking che ha qualcosa da dirti, di specifico, di interessante, di curioso.
O anche solo di personale.
Nel momento in cui prendo posto alla mia postazione, ho già stretto alcune mani e detto il mio nome a un certo numero di persone.
(Dopo il nome, quasi sempre si dice anche la professione: c’è chi lo chiama networking).
Inizio a lavorare sentendomi parte di un ecosistema, e anche il mio lavoro mi sembra più interessante…
Chissà mai che questa giornata non mi porti qualcosa di nuovo ed utile riguardo alla mia attività professionale.
Un po’ me lo aspetto, perché l’aria che tira qui è promettente… mi sa che ci torno.
E poi c’è quella cosa che si chiama Reputazione
Non si tratta solo di recensioni.
Certo le recensioni sono importanti, e – anche solo loro – sono in grado di costituire un racconto interessante e specifico.
(E se non ci sono? Anche se non ci sono raccontano qualcosa: raccontano che nessuno si prende la briga di dedicare un minuto a dire qualcosa sulla sua esperienza presso quel Coworking… non un bel segnale).
Ma ci sono anche le testimonianze dirette sul sito.
C’è quella famosa pagina “about” dove – pensa un po’ – hanno scritto qualcosa di autentico e reale, e c’è perfino una foto di chi gestisce.
C’è un certo modo di presentarsi.
Stiamo parlando del sito internet, certo, ma non dimentichiamo che parlano di noi anche i social, anche Google, anche quel blog dove l’ultimo articolo pubblicato è del 2012…
Oppure parliamo di quel nulla, di quel vuoto che risulta online a chi cerca notizie su di noi.
Non c’è sito, non c’è social, non c’è niente e nessuno che parla di noi.
(Qui, attenzione: “Non si può non comunicare” è il primo assioma della comunicazione, e se intorno alla vostra realtà c’è un vuoto imbarazzante, beh, non è che non stiate comunicando, state comunicando il vuoto. Buona fortuna).
E se pensate che le persone interessate al Coworking siano disattente, non facciano caso ai particolari, non si accorgano della sciatteria, permettetemi un consiglio.
Ripensateci, perché non è così.
Ve lo dice uno che di Coworking vive.
Ah già, il brand!
L’ultima cosa.
Alla fine.
Dopo tutto il resto.
Il brand.
Buffo: chi non si occupa di marketing non parla mai di brand.
Chi invece se ne occupa (e lo fa con la serietà che il performance marketing richiede) sa che – ad esempio, parlando di investimenti pubblicitari – è accreditata la tesi che vuole che il 60% dell’investimento pubblicitario vada a beneficio del brand, del marchio: questo, in termini strategici, è ciò che va fatto nell’ambito di una strategia corretta.
Per dire quanto è importante il brand.
Ma sono argomenti e considerazioni da addetti ai lavori, e chi si occupa di Coworking non si occupa normalmente di performance marketing (esclusi i presenti, come si dice).
Beh, io ho fondato un Coworking brand nel 2008, investo molto nel marketing a favore di tutti gli spazi che si riconoscono nel brand Cowo® e – anche se magari non se ne parla – so perfettamente che i miei affiliati hanno scelto e continuano a scegliere (alcuni anche da 15 anni in qua) il network Rete Cowo® anche perché è un brand.
Per quale motivo accade questo?
Perché toccano con mano il “materiale” di cui il nostro brand è fatto: costanza, dedizione, serietà, consistenza, progetto, visione, investimento, talento, cura, competenza, formazione continua…
D’accordo, si dirà, questo può valere per chi ha scelto di aderire a Rete Cowo® come Coworking space, ma perché chi ha bisogno di un Coworking dovrebbe scegliete un brand?
La domanda è mal posta, perché la vera domanda è l’opposto:
Perché chi vuole un Coworking dovrebbe scegliere qualcosa di banalmente indifferenziato?
La scelta primaria, più spontanea, realistica, affidabile è sempre il brand.
Certo, anche il brand deve dimostrare di saper meritare la considerazione, ma parte avvantaggiato.
Perché brand = identità, e tutti noi preferiamo sapere con chi abbiamo a che fare.
Anche nel Coworking, che infatti è tutto meno che un chiodo o un elastico per capelli.

Alla prossima newsletter, e grazie di avermi letto.
Buon Coworking e buona fortuna 🍀
Max
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